giovedì 25 novembre 2010

MEGASANSIFICIO VEGLIE: RICHIESTE TUTELE A GABELLONE


Ambientalisti, sindacati e categorie agricole scrivono al presidente della provincia, chiedendo la salvaguardia della salute dei cittadini e dei prodotti locali: “Struttura nociva e persino abusiva”

VEGLIE - Una lettera aperta contro il Megasansificio di Veglie: la firmano i forum e le associazioni ambientaliste, di categorie agricole, sindacati e realtà ecclesiali (Ambiente sano, Cgil, la Confederazione italiana agricoltori, il Consorzio di tutela e valorizzazione del Salice salentino dop, Italia nostra, la Lega italiana per la lotta contro i tumori, Legambiente, Forum Ambiente salute, associazione Grande Salento, Nuova Messapia, Salento Terra D’Arneo-Turismo rurale, Azione Cattolica Veglie, Agesci Scouts Veglie 1), indirizzandola al presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone.
Nel testo, si sottolinea la necessità di un chiarimento in forza dell’incontro, richiesto dal Consorzio Agrario Salento Agricolo tenutosi pochi giorni fa in Provincia senza il coinvolgimento, non solo degli enti territoriali direttamente investiti della vicenda, ma anche di tutti gli altri operatori economici che hanno il proprio centro di interesse nella zona ove dovrebbe essere attivato un impianto, che, allo stato è abusivo.
“Ciò – precisano nella lettera i contestatori - va sottolineato in quanto, il fulcro dell’incontro, sempre secondo quanto si legge, era incentrato sul paventato ‘blocco’ di circa 50 assunzioni, peraltro di tipo stagionale, che scaturirebbe dalla mancata attivazione del Megasansificio. Ebbene, inutile ricordarle, vista la Sua completa attenzione per il territorio, che le aziende già operanti nella zona di riferimento, che verrebbero lese dall’attivazione di quest’impianto, hanno alle loro dipendenze un numero di persone di gran lunga superiore rispetto a quello rivendicato nel ricatto occupazionale operato dal Consorzio Agrario Salento Agricolo”.

I firmatari sottolineano che il Megasansificio è situato all’interno del Parco del Negroamaro, dove sono coltivati vitigni pregiati da aziende agricole, le quali aderiscono al Consorzio di tutela del Salice Salentino Doc e che queste aziende si sono organizzate giuridicamente a difesa delle loro produzioni dal pericolo del Megaimpianto; inoltre che tutte le aziende agrituristiche del territorio hanno proposto ricorso innanzi al Tar di Lecce prima e successivamente si sono costituite davanti al Consiglio di Stato per difendere i propri interessi, perché ritengono il Megasansificio una minaccia alle loro attività.

Inoltre i firmatari ricordano che diversi comuni (Salice Salentino, Sandonaci, San Pancrazio Salentino, Guagnano e Porto Cesareo) hanno avanzato un ricorso contro il rilascio della sanatoria del Megasansificio, perché lo ritengono devastante per l’intero territorio del Nord Salento: “Ora .- dichiarano -, presidente, dinanzi ad un investimento sbagliato e che l’Arpa ha ritenuto nocivo, si solleva artatamente il ‘problema sansa’, senza informare correttamente che esistono altri modi, più rispettosi dell'ambiente e del territorio, indicati dal Ministero delle Politiche Agricole con il nuovo Piano Olivicolo-oleario, pubblicato nell’aprile del 2010, per lo smaltimento dei residui della spremitura delle olive”.

C’è la necessità di constatare, per i firmatari, che si tratta di un insediamento industriale “realizzato illegalmente, i cui proprietari si rifiutano di demolire, pur a fronte dell’attesa dei cittadini al ripristino della legalità, visto che esiste presso la Procura del Tribunale di Lecce una denuncia penale per abuso urbanistico fatta alla Oil Salento dalla polizia municipale del comune di Veglie, alla quale denuncia nessuno ancora dà seguito”: “Abbiamo fiducia e siamo convinti – riferiscono a Gabellone - che lei Presidente rispetterà la correttezza delle procedure, si attiverà per la difesa dell’ambiente, tutelerà le produzioni agricole, promuoverà il turismo rurale, proteggerà il paesaggio agrario e utilizzerà tutti i mezzi a sua disposizione per il ripristino della legalità a protezione delle popolazioni del Nord Salento”.

venerdì 19 novembre 2010

MA LA PROVINCIA DA CHE PARTE STA?


Appare inusuale se non proprio inopportuno che il Presidente della Provincia Antonio Gabellone convochi un incontro, richiesto dal Consorzio Agrario Salento Agricolo, con i rappresentanti della Coldiretti, Confagricoltura e CIA, per discutere del Megasansificio “La Casa”, che nasce abusivo e rimane abusivo, dopo il rifiuto della OIL Salento di ottemperare all’ordinanza di demolizione notificata dal Comune di Veglie.

Ed è del tutto fuori luogo l’interessamento del Presidente Provinciale per un abuso edilizio non sanato e non sanabile, alla luce della legislazione vigente.

Inoltre, è scorretto, da un punto di vista istituzionale, che il Presidente Provinciale istituisca un tavolo per discutere di una costruzione abusiva, senza invitare il Sindaco del Comune di Veglie, in quanto rappresentante dell’unica autorità legittimata al rilascio della concessione edilizia.

Il responsabile del settore Urbanistica del Comune di Veglie, sostenuto da un parere legale degli avvocati Quinto e Vantaggiato, ha notificato un avviso di rigetto alla richiesta di sanatoria avanzata dal Consorzio.

Cosa ritiene di poter fare il Presidente Gabellone?

Il Presidente sa che c’è stata una sentenza del Consiglio di Stato, che ha annullato la concessione in sanatoria rilasciata dal Comune di Veglie, e un parere negativo dell’ARPA, che ha ritenuto l’impianto nocivo?

Il Presidente è a conoscenza che il Megasansificio è situato all’interno del Parco del Negroamaro, dove sono coltivati vitigni pregiati da aziende agricole, che aderiscono al Consorzio di Tutela del Salice Salentino Doc e che queste aziende si sono organizzate giuridicamente a difesa delle loro produzioni dal pericolo del Megaimpianto?

Il Presidente è informato che tutte le aziende agrituristiche del territorio hanno presentato ricorso davanti al TAR di Lecce prima e davanti al Consiglio di Stato in seguito e sono disposte a difendere la sentenza che boccia l'impianto , perché ritengono il Megasansificio una minaccia alle loro attività?

Il Presidente è stato messo al corrente che i Comuni: di Salice Salentino, di Sandonaci, di San Pancrazio Salentino, di Guagnano e di Porto Cesareo hanno fatto ricorso contro il rilascio della sanatoria del Megasansificio, perché lo ritengono devastante per l’intero territorio del Nord Salento?

Se tutto questo il Presidente non lo sa, allora sarà necessario che, a sostegno del Comune di Veglie, si riproponga il fronte che già in passato si è mobilitato per impedire la realizzazione dell’opificio.

Il comitato “Ambiente Sano” cercherà d’informare e coordinare il fronte ed è a disposizione di quanti avessero bisogno di ulteriori notizie e documenti.

lunedì 1 novembre 2010

LE STREGHE SON TORNATE: CENSURATI COMITATO, ASSOCIAZIONI E CITTADINI

Avevamo annunciato, giorni fa, che le emittenti Telerama e Studio100 avrebbero trasmesso dei programmi di “informazione” sulla vicenda Megasansificio.

Nei suddetti programmi era prevista la partecipazione del Comitato Ambiente Sano (su Studio 100) e dell’Associazione Salento Terra D’Arneo – turismo rurale (su Telerama).

Questa mattina, invece, a poche ore dalla messa in onda delle suddette trasmissioni, tanto il Comitato quanto l’Associazione rappresentante le Aziende agrituristiche venivano informate della nuova “linea editoriale” delle suddette emittenti televisive, le quali non gradiscono, in programmi che dovrebbero assicurare il “confronto” e la corretta informazione, la partecipazione di Associazioni e Comitati.

Ed allora, se la prima volta forse si è trattato di una “svista”, la seconda di un po’ di faziosità, al terzo episodio non si può non gridare alla “Censura”.

Danno forse troppo fastidio quelle associazioni che sono in possesso di atti e documenti che smentiscono in maniera incontrovertibile la nuova campagna mediatica intrapresa al fine di sostenere la realizzazione del Megasansificio?

In questi tempi di messa in discussione della nostra carta costituzionale è già stata intrapresa da parte di queste emittenti l’abolizione dell’art.21 che permette a chiunque di esprimere liberamente e pubblicamente il proprio pensiero?

COMITATO AMBIENTE SANO

ASSOCIAZIONE SALENTO TERRA D’ARNEO

venerdì 29 ottobre 2010

Incontri e dibattiti sulla vicenda del Megasansificio di Veglie

Nonostante ci sia una pronuncia del Tribunale, un’ordinanza di demolizione e un fascicolo aperto presso la Procura della Repubblica, concordi sull’abusività del Megasansificio, nelle nostre campagne si erge ancora indisturbato un camino alto 40 m. e la minaccia d’attivazione di bruciatori dalla potenza termica di 48 MW.

Alla luce anche della campagna mediatica (vedi speciale di OPEN -Telerama del 14/10/2010) intrapresa da chi il sansificio lo vuole lasciando intendere che l’impianto, per cui è stata richiesta la sanatoria, è un intervento diverso rispetto a quello inizialmente progettato dall’Oil Salento, è normale che della vicenda si ritorni a parlare a gran voce, soprattutto adesso che il Comune di Veglie ha notificato un avviso di rigetto alla richiesta di sanatoria avanzata, adesso che si minaccia pubblicamente di versare nella pubblica piazza la sansa prodotta nei frantoi, adesso che, più che mai, è necessario ribadire la pericolosità dell'impianto per la salute dei cittadini, per l’ambiente e per l’economia del nostri territorio.


Si parlerà del Megasansificio di Veglie nei seguenti appuntamenti televisivi:

Sabato 30 ottobre alle ore 16.00
su STUDIO 100


Lunedì 1 novembre alle ore 9.00
su TELERAMA

Inoltre, si ricostituisce il fronte del NO al Megasansificio di Veglie con i sindaci dei comuni interessati, le cantine, il Consorzio di Tutela, tutte le associazioni e i cittadini, in un incontro fissato per il giorno 2 novembre alle ore 18.30 presso il Centro Polifunzionale "Padre B. Perrone", Via Pasquale Leone a Salice Salentino.

Si tratta di un primo importante appuntamento per far ri-sentire pubblicamente la nostra contrarietà e per mettere a punto una serie d’iniziative al fine di invitare le Istituzioni a far rispettare le sentenze dei Tribunali e per informare correttamente i cittadini.

Tutti siete invitati a partecipare

Comitato Ambiente Sano

giovedì 21 ottobre 2010

OPEN: Una trasmissione di parte!

In data 14.10.2010 veniva diffuso a Veglie e a Salice un volantino anonimo nel quale si annunciava alla cittadinanza che sull’emittente televisiva Telerama sarebbe andata in onda una puntata speciale della trasmissione OPEN relativa alla vicenda Megasansificio. Il Comitato, sollecitato dai cittadini che avevano preso visione del suddetto volantino, pur non avendo ricevuto alcun invito alla trasmissione, cercava di raccogliere quante più notizie possibili in merito. Si apprendeva, così, che il programma televisivo non si sarebbe svolto in diretta, ma sarebbe stato “preconfezionato”, eliminando, in tal modo, ogni confronto ed escludendo quanti sono contrari alle tesi di chi sostiene il "MEGASANSIFICIO". In ogni caso, poiché ciò che importa è informare i cittadini sui fatti, il Comitato non intende effettuare alcun commento su una trasmissione chiaramente di parte, focalizzando l’attenzione sulla circostanza che ci troviamo davanti allo stesso e identico impianto a cui i cittadini, le associazioni e i Sindaci hanno detto “No” e soprattutto smentendo, mediante il richiamo di documenti ufficiali, tutto quanto è scomparso come per “magia” nella trasmissione televisiva. Il passaggio dalla OIL SALENTO al CONSORZIO AGRARIO è solo una “furbata” che non modifica di fatto la pericolosità dell’impianto, che continua a bruciare circa il 40% del nocciolino prodotto per essiccare la sansa che viene conferita, tutto il resto è salotto televisivo.

Comitato Ambiente Sano

martedì 5 ottobre 2010

Il sindaco Aprile frena sul consorzio «Lì dentro abusi di cui chiedono sanatoria»


Il Comune non si sbilancia e resta in attesa del parere dell’ufficio tecnico «Questione complessa»

Muro contro muro tra il consorzio "Salento Agricolo", e il Comune. Se da una parte il consorzio, affittuario da giugno scorso dell'impianto di contrada la Casa, diffida l'amministrazione comunale per il mancato rilascio dell'accertamento di conformità dell'impianto, il Comune, dal canto suo, intende «aspettare la conclusione dell'iter amministrativo, oggi ancora oggetto di valutazione da parte dell'ufficio Urbanistica». A dichiararlo, lo stesso sindaco Sandro Aprile.
Per spiegare l'intera vicenda bisogna necessariamente fare un passo indietro. Il 18 giugno scorso, il consorzio, presidente Francesco Rizzo, si stabilisce nei locali della Oil Salento «e il 23 giugno, continua il primo cittadino - giorni prima che scadessero i novanta giorni concessi dall'ordinanza sindacale del marzo 2010, con la quale veniva intimato alla Oil Salento il ripristino dello stato dei luoghi, il consorzio presentava un nuovo progetto avente le stesse caratteristiche del progetto presentato in passato dalla Oil Salento».

Ricordiamo che a febbraio scorso il Consiglio di Stato ha definito abusivi alcuni impianti dello stabilimento, annullando pertanto i titoli edilizi rilasciati alla Oil Salento dal Comune da parte della passata amministrazione guidata da Fernando Fai.
«Oggi - continua il sindaco Aprile - non solo le parti abusive dello stabilimento (canna fumaria alta 40 metri, parte degli uffici, e macchine trasportatrici) non sono state smantellate, ma è lo stesso consorzio a domandarne la sanatoria. E' una questione complessa. Attendiamo pertanto il giudizio tecnico del responsabile dello Sportello Unico per le Attività produttive del Comune a cui è rivolta l’istanza».
Sulla questione interviene anche Serena Saponaro, coordinatrice del Comitato Ambiente Sano. «La costituzione del Consorzio e la sanatoria presentata costituiscono un mero escamotage per ottenere i titoli edilizi che sono stati annullati. Secondo il ragionamento del Consorzio, la sentenza del Consiglio di Stato verrebbe ampiamente superata, in forza della qualità soggettiva di imprenditore agricolo detenuta dalle aziende facenti parte del Consorzio stesso, in realtà sole 20 aziende. In tal modo l’attività di trasformazione e commercializzazione del nocciolino oggetto dell’impian - to diventerebbe improvvisamente “at tività strettamente connessa all’agricoltura”. In altre parole, è come se la legittimità di un progetto potesse discernere dalla bellezza del soggetto proponente! Ebbene, inutile ribadire ancora una volta che l’impianto in questione è di natura industriale e che, soprattutto, dalla sua attivazione potrebbero derivare effetti dannosi per la salute e l’agricoltura così come acclarato dall’Arpa e l’Asl».

Katia Manca


venerdì 1 ottobre 2010

DICIAMO LA NOSTRA SUL MEGA PARCO EOLICO IN ZONA MONTERUGA

Nel Comune di Veglie, in località Monteruga, nel triangolo tra le masserie Nova, Cantalupi e La Casa, è in progetto un grande parco eolico composto da 18 aerogeneratori, ciascuno di potenza nominale pari a 2,5 MW, per un totale di 45 MW, su un’area estesa circa 352 ha.

Il progetto, che è stato presentato nel 2007, dopo integrazioni e modifiche, attinenti in particolare alla posizione delle torri, si trova attualmente in Regione per la Valutazione d’Impatto Ambientale attivata dallo stesso Ente a seguito di procedura di verifica di Assoggettabilità a VIA.

Tutti gli atti inerenti la Procedura di Valutazione di Impatto Ambientale sono stati resi pubblici mediante avviso pubblicato anche sul sito del Comune di Veglie, al fine di consentire a tutti gli interessati di presentare eventuali osservazioni entro il 16 ottobre.

Ci chiediamo se i cittadini vegliesi siano a conoscenza di quello che sembra essere un vero e proprio insediamento industriale in pieno Parco del Negramaro tra masserie, agriturismi, uliveti e vigneti.

Per farsi un’idea di come potrebbe cambiare il paesaggio della nostra campagna e di quali potrebbero essere i vantaggi per la nostra comunità (ammesso che ce ne siano), vi invitiamo ad approfondire visionando gli elaborati pubblicati sul sito del Comune di Veglie al seguente indirizzo (in particolare la carta uso del suolo e la relazione di rendering):

http://
www.comune.veglie.le.it/index.php?option=com_content&task=view&id=74836&Itemid=1

E’ giusto che ogni cittadino venga a conoscenza di come il nostro territorio potrebbe essere modificato, così da poter esprimere il proprio consenso o dissenso, partecipando attivamente al procedimento di valutazione di Impatto Ambientale.

Comitato Ambiente Sano

sabato 18 settembre 2010

MEGASANSIFICIO: Se a proporre il progetto è un consorzio agricolo, l'impatto ambientale è ridotto?


Dopo la sentenza del Consiglio di Stato n.887/2010, che aveva annullato i titoli edilizi rilasciati dal comune di Veglie in favore della OIL Salento e il parere negativo di ARPA Puglia e ASL, la vicenda sansificio è apparsa alquanto chiara, poichè i suddetti organi hanno fermamente sancito non solo che l’impianto in questione è di natura industriale, e come tale non impiantabile in zona agricola, ma anche che i fumi dell’impianto stesso sarebbero stati dannosi per la salute e per l’agricoltura in una zona, come quella di riferimento, già fortemente compromessa.

Nonostante, quindi, gli organi preposti abbiano accertato “tecnicamente” la dannosità dell’impianto, la questione rivive “d’incanto”, come se tutto quanto sin ora accaduto non si fosse mai verificato, come se le vicende giudiziarie non fossero mai esistite, come se il secco “no” espresso dalla comunità cittadina non contasse nulla.

Oggi, il progetto della OIL Salento viene fatto rivivere dal Consorzio Agrario Salento Agricolo, di cui, guarda caso, la data di costituzione e la composizione restano ancora sconosciute.

Tutto ciò, in virtù di un contratto d’affitto di azienda dal quale si evince che l’impianto sarebbe pronto ad essere azionato, senza che si faccia alcuna menzione all’avvenuto annullamento dei titoli edilizi.

Così, il costituito Consorzio agrario in data 23.6.2010, ovvero a soli due giorni dalla scadenza del termine di 90 giorni previsto dall’ordinanza di demolizione notificata alla OIL Salento, presenta presso il Comune di Veglie una istanza di sanatoria ex art.36 D.P.R. 380/01 ponendo quale “qualità miracolosa” del Consorzio, potenzialmente idonea a rendere legittimo l’impianto, la circostanza che lo stesso sia costituito da imprenditori agricoli produttori di sansa.

Secondo il ragionamento dell’istante, quindi, in forza di tale qualità soggettiva l’attività di trasformazione e commercializzazione del nocciolino oggetto dell’impianto diventerebbe improvvisamente “attività strettamente connessa all’agricoltura” al pari di quella esercitata da un imprenditore agricolo che dalle olive presenti sul suo terreno decide di estrarre l’olio con un piccolo frantoio impiantato in loco.

In altre parole, è come se la legittimità di un progetto potesse discendere dalla bellezza del soggetto proponente!

Ebbene, inutile ribadire ancora una volta che l’impianto in questione è di natura industriale e che, soprattutto, dalla sua attivazione potrebbero derivare effetti dannosi per la salute e l’agricoltura così come acclarato dall’ARPA.

A ciò si aggiunga che esso è in contrasto con la vacazione del nostro territorio.

Insomma è come un film già visto!!!!!!!!

La parola agricoltura oggi giorno è sempre più sinonimo di custodia del territorio ma lo pseudoconsorzio abusa di tale parola cercando di distogliere l'attenzione da quelli che sono i suoi propositi reali, profitto per pochi depauperando la risorsa ambiente (che strano che nessuna VIA sia stata necessaria !); propositi, quindi, contrari alla vocazione e ai bisogni del nostro territorio, ovvero qualità delle produzioni agricole, qualità del paesaggio insomma di uno sviluppo partecipato e sostenibile.

COMITATO AMBIENTE SANO

mercoledì 8 settembre 2010

Fotovoltaico, Ferrarese deciso a porre freno agli abusi


La devastazione che sta subendo il nostro Territorio per le installazioni di campi fotovoltaici non può più essere tollerata. E’ quanto ha dichiarato il Presidente della Provincia di Brindisi Massimo Ferrarese.
Infatti, le autorizzazioni già rilasciate, senza un’adeguata valutazione, con una normativa molto permissiva e con ampie agevolazioni economiche sono numerosissime e sono altrettanto numerose quelle in attesa di autorizzazioni.
La Provincia, dal luglio 2009 – precisa il Presidente - da quando cioè ha assunto la competenza in materia di Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) sugli impianti fotovoltaici, ha rilasciato una sola valutazione per un impianto di 25MW.
Pertanto, tutte le installazioni che si sono verificate sono state autorizzate dalla Regione Puglia o, in procedura semplificata, dai singoli Comuni mediante dichiarazione di inizio attività per impianti pari ad 1 MW.
Il Presidente, pertanto, al fine di salvaguardare il paesaggio, le produzioni agricole, la loro riconversione e le peculiarità territoriali, ha già dato mandato ai propri Uffici di elaborare un regolamento da applicarsi nelle procedure V.I.A. intervenendo su tutte le prossime autorizzazioni per limitare il disastro già compiuto. Il tutto ovviamente coinvolgendo i Comuni.
A puro titolo esemplificativo e non esaustivo non potranno esserci insediamenti in aree sottoposte a tutela ambientale, in presenza di ulivi secolari e coltivazioni di pregio, dovranno essere distanti almeno 300 metri dalla viabilità urbana ed extraurbana, si dovranno privilegiare le aree industriali con installazione sui tetti dei capannoni e le aree già ambientalmente degradate (ad esempio ex discariche, ecc.), privilegiare le installazione su serre per dare continuità all’agricoltura riconvertendola su diverse specializzazioni, ecc.
Gli abusi commessi, conclude il Presidente, non potranno in tal modo essere perpetuati.


COMUNICATO STAMPA AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI BRINDISI

sabato 7 agosto 2010

Scacciato dalla porta il SANSIFICIO ritorna dalla finestra



VEGLIE - Si riapre la vicenda sansificio. Questa volta a chiedere l'attivazione dello stabilimento nel Parco del Negroamaro, al quale il Consiglio di Stato ha annullato, a febbraio scorso, i titoli edilizi rilasciati dal Comune perché definito industriale e non connesso all’agricoltura, non sono i Fratelli Panarese, proprietari dell’azienda, ma l’associazione frantoiani pugliesi che ha preso in gestione il discusso impianto.

Quest’ultima, rivolgendosi al sindaco Sandro Aprile e al presidente della Provincia Giuseppe Gabellone ha invitato la politica “a non con cedersi il lusso di penalizzare le rare iniziative imprenditoriali. Le vicende giudiziarie del sansificio - dice Giovanni Melcarne, vice presidente dell’associazione - si sono oramai chiuse da tempo ed il Consiglio di Stato in sintesi non ha negato la possibilità di poter avviare un impianto di essiccazione della sansa vergine d'oliva dove originariamente previsto e realizzato, a condizione però che lo stesso sia funzionale all´esercizio di un'attività agricola. Da qui l´idea - continua Melcarne - di proporre alla OilSalento la gestione degli impianti di essiccazione della sansa vergine e di dar vita al Consorzio Agrario Salento Agricolo. Abbiamo presentato inoltre al Comune, il 23 giugno scorso, istanza di accertamento di conformità per sanare i titoli resi nulli dalla sentenza del Consiglio di Stato avviando finalmente l´impianto di essiccazione nel pieno rispetto dei limiti indicati dal giudice amministrativo”.

Non è dello stesso parere Serena Saponaro, presidente del comitato «Ambiente Sano» . "L’istanza di sanatoria presentata dal Consorzio è sullo stesso progetto presentato dalla Oil salento già bocciato dall’Arpa e dal Consiglio di Stato. Nonostante l’ordinanza comunale del 29 marzo scorso che sollecitava la ditta alla demolizione delle opere realizzate in virtù dei provvedimenti rilasciati e annullati dalla pronuncia, l’azienda non solo non ha eseguito l'ordine ma ha nuovamente richiesto che la zona agricola, in cui è insediato l’impianto, venga trasformata in zona industriale, così dà poter ottenere le relative autorizzazioni per un insediamento che il Consiglio di Stato ha definito come industriale e non connesso all’agricoltura. Questo significa che la costituzione di questo Consorzio costituisce – conclude Saponaro – è un semplice escamotage per far passare come legittimo e positivo un impianto che non lo è per tutte le ragioni che gli organi addetti hanno già sollevato".

venerdì 9 luglio 2010

Il Paese dei Balocchi, c’era una volta e ora non c’è più

Dr.ssa Marianna BURLANDO

Psicologa

Direttivo S.I.P.O. Puglia (Società Italiana Psico-Oncologia)

Direttivo Provinciale LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori)

Rovente, nell'ultimo periodo, la questione delle centrali a biomasse, che vede le posizioni opposte sferrarsi attacchi e contrattacchi. Ma non sono le ragioni tecniche a catturare la mia riflessione, quanto quello che l’inasprimento della vicenda sta causando nel rivelare lo stretto binomio tra un certo modo di fare impresa e un certo modo d’intendere e agire la politica. L’uno rinforza, o rinforzava, l’altro, in un perverso gioco di poteri: quello dei profitti economici e quello della conservazione della delega amministrativa.

C’è da sperare che lo sgretolamento di questo connubio, che la levata di voce della gente (singoli cittadini e associazioni che per primi si sono schierati a difendere i loro “interessi” di salute e sviluppo all’insegna della sostenibilità) ha messo in crisi, cada una volta per tutte senza possibilità di ricomporsi.

Quando l’idillio amoroso svanisce, non è infrequente assistere al tentativo, da parte di chi si sente tradito e ingannato, di sferrare colpi bestiali per annientare il partner divenuto ora il nemico numero uno. Dall’intesa si passa alla soluzione finale estrema, senza guardare in faccia nessuno, tanto sono lo smacco e l’affronto subiti.

In tali frangenti, vengono meno freni e codici condivisi, perché l’obiettivo è solo uno, la distruzione dell’altro a qualunque costo e a qualunque prezzo. Il comportamento diviene imprevedibile, perché nessuna ragionevolezza e buon senso albergano nel pensiero, utili a orientare la fase dello scoramento e della rabbia. Si getta allora fango per screditare e svalorizzare, nel disperato tentativo di sentirsi ancora superiori, forti e inattaccabili.

Se si leggono in questa chiave le dichiarazioni riportate sulla stampa locale, è evidente che quando la politica non permette o non favorisce passi che l’imprenditoria dà per certi, perché dovuti (ad esempio dopo generose sponsorizzazioni), allora gli strali lanciati rasentano l’impensabile e l’indicibile. E così ascoltiamo o leggiamo che le Istituzioni non hanno ruoli decisionali, perché il potere forte è quello economico, sancito e legittimato dalle leggi alle quali esso sì deve rispondere, ma solo a quelle. Non importa cioè che amministratori, sindaci, associazioni, gente comune dissentano su quella o quell’altra iniziativa imprenditoriale: il diritto della territorialità non si riconosce a chi abita e vive in quel territorio, ma se lo arroga chi lo individua e lo sceglie per il proprio tornaconto.

Ancora una volta il gatto e la volpe debbono rompere il loro sodalizio e lasciare il paese dei balocchi, perché Pinocchio e i suoi amici a scuola ci sono andati e hanno imparato a pensare con la propria testa e, anche, a usarla.

martedì 6 luglio 2010

Heliantos 2: sottoposte al Prefetto le dettagliate osservazioni tecniche del Comitato "No, alla Centrale" di Casarano

(Il prefetto di Lecce Mario Tafaro - Foto Il Paese Nuovo )

CENTRALE A CICLO COMBINATO DA OLI VEGETALI GREZZI DA 25 MWe “HELIANTOS 2” DELLA SOCIETA’ “ITALGEST”

NEL COMUNE DI CASARANO


Osservazioni
del Coordinamento Intercomunale “No alla Centrale”



1. PREMESSA

Il presente documento contiene una serie di osservazioni sul progetto della Centrale “Heliantos 2”, sulla base della documentazione in possesso del Coordinamento Intercomunale “No alla Centrale”.
Una organica valutazione dell’insediamento proposto non può prescindere dalla considerazione del quadro energetico-ambientale complessivo in cui tale scelta si inserisce. Una centrale a biomassa ha conseguenze complesse e delicate, conseguenti alla particolare attività di trasformazione energetica, fornendo un contributo sicuramente non positivo alla qualità dell’aria, che già oggi presenta aspetti assai critici a causa di emissioni presenti anche fuori dal territorio provinciale, e che stanno facendo aumentare vistosamente l’incidenza di patologie specifiche sul nostro territorio.
Per una maggiore chiarezza, le osservazioni sono suddivise per paragrafi relativi ai singoli aspetti, da valutare comunque in modo correlato ed organico.


2. DIFFORMITA’ DALLA DIRETTIVA COMUNITARIA 2009/28/CE DEL 23.04.2009

La Comunità Europea ha introdotto nella Direttiva in oggetto alcuni principi fortemente innovativi, destinati ad incidere profondamente sulla futura politica di utilizzo delle biomasse da parte degli stati membri e sullo stesso progetto in esame.
Si introduce, innanzitutto, il criterio di sostenibilità ambientale nell’uso delle biomasse, precisando che i criteri già adottati per i biocarburanti vanno estesi a tutte la biomasse liquide (art. 67). Tale criterio comporta, ad esempio, che la domanda mondiale di bioliquidi non deve “avere l’effetto di incoraggiare la distruzione di terreni ricchi di biodiversità” (art. 69), in quanto i consumatori della Comunità riterrebbero tale fenomeno “moralmente inaccettabile”. Per questi motivi “è necessario prevedere criteri di sostenibilità che assicurino che i biocarburanti e i bioliquidi possano beneficiare di incentivi soltanto quando vi sia la garanzia che non provengono da aree ricche di biodiversità”.
Bisogna aggiungere che proprio negli ultimissimi giorni la Comunità Europea ha adottato un pacchetto di norme con cui si intende dare, nell'immediato, attuazione pratica ai criteri di sostenibilità introdotti dalla Direttiva in oggetto. Il pacchetto consiste in due Comunicazioni (2010/C 160/01 e 2010/C 160/02) e una Decisione (2010/335/EU) attraverso cui la Commissione introduce la certificazione di sostenibilità dei biocarburanti e dei bioliquidi. I sistemi di certificazione devono avvalersi di metodi di revisione indipendenti ed affidabili per l'esame dell'intero ciclo di produzione in modo tale da evitare qualsiasi tentativo di frode. I due criteri fondamentali da rispettare per l'ottenimento della certificazione sono: che i biocarburanti e i bioliquidi non provengano da aree ad elevata biodiversità, e che il loro utilizzo consenta considerevoli risparmi di gas serra rispetto ai combustibili fossili (nella misura del 35% nell'immediato, del 50% nel 2017 e del 60% nel 2018). Solo ed esclusivamente i biocarburanti ed i bioliquidi (sia quelli prodotti in Europa che quelli importati da paesi terzi) che avranno ottenuto la certificazione verranno contabilizzati ai fini degli obiettivi nazionali previsti dalla Direttiva 2009/28/CE e potranno beneficiare di incentivi e sostegni finanziari pubblici.
Il progetto in esame non fornisce in proposito alcuna informazione e/o garanzia. Si riportano più volte le caratteristiche agronomiche, merceologiche ed energetiche degli oli vegetali, ma manca ogni riferimento alla provenienza del prodotto ed al suo ciclo integrato (tracciabilità). Permane quindi il fondato dubbio che, in contrasto con le indicazioni CE, il combustibile possa essere ricavato con danni a preesistenti patrimoni vegetazionali e forestali e alle popolazioni indigene ivi insediate.

Jean Ziegler, Relatore Ufficiale delle Nazioni Unite per l’Alimentazione, nell’ottobre 2007 di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite definiva la politica di acquisizione di terreni nel sud del mondo, la loro deforestazione o il loro cambiamento d’uso (da uso agricolo locale ad uso industriale) un “crimine contro l’umanità”. Chiedeva pertanto una moratoria di almeno 5 anni per evitare il dilagare della fame. L’acquisizione di terreni da parte delle industrie energetiche è invece andata avanti, ed oggi almeno 20 milioni di ettari - in Africa, America latina e Asia - sono destinati dalle multinazionali a produzioni finalizzate ad alimentare le centrali elettriche e le auto dei paesi ricchi. Mentre le persone sofferenti la fame sono passate da 860 milioni nel 2005 a 1.070 milioni nel 2009 (FAO, Roma dicembre 2009).
Il concetto di sostenibilità investe poi altre problematiche, lontane anni luce dall’approccio - culturale prima ancora che scientifico - del progetto in esame. Occorre, cioè, considerare il contenuto energetico di ogni prodotto (compresi i combustibili come le biomasse) nell’intero ciclo di vita: coltivazione, concimazione, trattamenti agronomici, raccolta, trasporto.
Nello studio “Feasibility of Large-Scale Biofuel Production”, Mario Giampietro, Sergio Ulgiati e David Pimentel scrivono: “La produzione su larga scala di combustibile di provenienza biologica non costituisce un’ alternativa all’uso corrente del petrolio e non è neanche una scelta consigliabile per sostituirne una porzione significativa”. Il biocarburante rappresenta infatti una perdita di energia netta, dato che richiede mediamente il 50% di energia in più di quella che si può ottenere dal prodotto stesso. Ma anche altre risorse ottenute da biomasse mostrano, nei migliori dei casi, una bassissima resa energetica netta, nell’ambito del ciclo di prodotto.
Secondo gli stessi autori citati, negli Stati Uniti servono circa 2 tonnellate di petrolio per produrre e spargere una tonnellata di concime azotato. Questi ed altri dati disponibili in letteratura, mostrano che la superficie destinata all’agricoltura energetica in genere non è in grado di assorbire la CO2, come potrebbe farlo un bosco o un prato di dimensioni equivalenti, ma anzi produce più CO2 di quanta possa assorbirne.
Lo stesso autore citato, Mario Giampietro, ha spiegato in vari convegni che per coprire il 10% dei consumi energetici italiani servirebbe una superficie tre volte superiore alla terra arabile nel nostro paese, che tra l’altro non ha eccedenze di produzione alimentare ma anzi importa cereali dall’estero.
In un mondo in cui la fame rimane una questione prioritaria e irrisolta, non possiamo destinare risorse indispensabili all’alimentazione per la produzione di biocombustibili.
Impraticabile d’altronde, per molteplici ragioni di carattere agronomico, socio-economico e ambientale, come ammesso dallo stesso proponente in sede di conferenza dei servizi, risulta la conversione a colture di oli vegetali di 20.000 Ha al servizio dell’impianto in provincia di Lecce.



3. DIFFORMITA’ DALL’ALLEGATO A, PUNTI 2.1.A1) E 2.1.A2) DELLA D.G.R. 23.01.2007 N. 35
(COMPATIBILITA’ CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE ESISTENTI D’AMBITO REGIONALE E LOCALE, COERENZA CON LE ESIGENZE DI FABBISOGNO ENERGETICO DELLA REGIONE O DELLA ZONA INTERESSATA DALLA RICHIESTA)



3.1 Difformità dal Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR)

L’impianto in esame è palesemente in contrasto con diversi fondamentali indirizzi del Piano Energetico Ambientale Regionale, adottato con D.G.R. n. 827 del 8.06.2007. Il Piano fornisce una fondamentale indicazione laddove prescrive che “i sistemi della domanda e dell’offerta si sviluppino in forma coordinata” (pag. 158/471). La realizzazione di nuove centrali, cioè, – prescrive il Piano – deve essere rapportata alle reali necessità del fabbisogno energetico. Su questo punto il progetto presenta una preoccupante carenza, limitandosi a riferire (Relazione ambientale, par. 2.1, in tutto 9 righe) una generica previsione di una “quota pari al 18% del fabbisogno di energia da fonti rinnovabili, con uno sguardo particolare al settore delle biomasse agricole provenienti da colture dedicate”. Non un accenno agli effetti del cumulo di potenza relativa ad altri impianti simili previsti nella stessa area, con una sovrapproduzione destinata a centri di consumo lontani dalla regione.
A questo proposito è opportuna una valutazione specifica.
La Puglia presentava al 2007 (statistiche Terna, ultimi dati disponibili sul sito www.terna.it) una produzione elettrica netta (cioè al netto dei servizi ausiliari degli impianti) di 37,0 miliardi di kWh, a fronte di una richiesta di 19,6 miliardi di kWh, con un esubero quindi di 17,4 miliardi di kWh, pari al 89%. Si può rilevare il grave squilibrio del sistema elettrico nazionale e regionale (nella perdurante mancanza di un Piano Energetico Nazionale) notando, ad esempio, che la Campania e la Basilicata hanno invece un deficit di bilancio elettrico rispettivamente di 11,2 miliardi di kWh (-60%) e di 1,6 miliardi di kWh (-51,4%). In questo scenario è sbagliato, secondo i principi della corretta pianificazione energetica, continuare ad aggravare ulteriormente il carico produttivo della regione, poiché gran parte dell’energia prodotta sarebbe destinata a “viaggiare” verso altri centri di consumo, con sensibili perdite di trasmissione (mediamente il 7-8%) e ulteriori costi e impatti delle infrastrutture di trasporto.

Da considerare ancora, restando nel settore delle sole centrali a biomassa, che sono proposte e/o in corso di autorizzazione nella stessa area leccese (limitandosi ad un elenco delle iniziative di cui si ha notizia diretta e sicuramente non esaustivo), le seguenti centrali elettriche a biomassa (proponente, combustibile, sito, potenza nominale):




Oli SalentosansaVeglie54 MW
TG Energie rinnovabiliolio vegetale grezzoCavallino37 MW
Italgestolio vegetale grezzoLecce25 MW
Energreenolio vegetale grezzoMartignano10 MW
Polaris Energyolio vegetale grezzoAlliste10 MW
Fiusiscippato di legnoCalimera1 MW


Affinché, come prescrive il PEAR, “i sistemi della domanda e dell’offerta si sviluppino in maniera coordinata”, è necessario che la valutazione dell’insediamento in esame sia effettuata nel quadro di altre iniziative relative ad insediamenti simili (valutazione integrata).
In ogni caso, non è accettabile che questa fondamentale esigenza sia totalmente ignorata nel progetto in esame, in cui la proposta viene illustrata prescindendo dal contesto produttivo circostante, ignorando ogni esigenza di coordinamento delle proposte e di equilibrio del sistema di produzione e consumo dell’energia nell’area.
Un’altra fondamentale prescrizione del PEAR, intrinsecamente disattesa, è quella derivante dalla scelta “di privilegiare una generazione diffusa di impianti di dimensione medio-piccola con produzione termica ed, eventualmente, cogenerazione (e trigenerazione). ” (PEAR; pag. 158/471). Poco oltre (pag. 159/471, il Piano ribadisce che “in uno scenario di breve periodo si ritiene che si debba favorire l’avvio e la diffusione, nelle aree di vocazione agricola della regione, di filiere bioenergetiche “corte” finalizzate alla valorizzazione della risorsa in impianti di piccola-media taglia di tipo diffuso, con eventuale funzionamento in cogenerazione. Tali impianti, inseriti in un sistema di approvvigionamento locale organizzato, che veda il coinvolgimento di singole aziende agricole o gruppi di aziende, appaiono attualmente i più idonei per rispondere a queste esigenze e per favorire uno sviluppo armonico e sostenibile tra offerta e domanda locali di biomasse.”
Pur non essendovi una classificazione univoca per impianti di piccola, media e grande taglia, non vi è dubbio che la centrale in questione non si possa definire “medio-piccola”, se si esaminano e si comparano le seguenti indicazioni normative:

il D. Lgs. 29.12.2003 n. 387 prevede (art. 12, comma 5 e Tabella A allegata) una soglia di 200 kW per gli impianti soggetti a semplice Denuncia di Inizio Attività;

la stessa norma prevede procedure semplificate, da definire con un successivo decreto, per gli “impianti cogenerativi con potenza elettrica inferiore a 5 MW” (art. 5, comma 1, lettera g);

D’altronde il D.Leg. 152/2006 definisce (art. 268, comma 1, punto gg) “grande impianto di combustione” quelli con potenza termica nominale non inferiore a 50 kW, potenza vicina al nostro caso (48 MWt).

Il progetto in esame quindi, per la pesante taglia ed il carattere centralizzato, e per essere basato su olio di importazione, come ammesso dagli stessi rappresentanti dell’azienda nella prima conferenza dei servizi tenutasi a Bari, va in direzione opposta a quanto previsto nel PEAR.


3.2 Difformità dall’art. 1, comma 4. lettera f, Legge 23.08.2004 n. 239

In tale norma si prevede un “adeguato equilibrio territoriale nella localizzazione delle infrastrutture energetiche”. Per quanto detto, l’insediamento proposto, insieme ad un vasto elenco di impianti proposti o in via di autorizzazione, contribuisce al contrario ad accentuare lo squilibrio territoriale dell’area. Tale conclusione è confortata dai dati Terna, ente gestore e proprietario della rete di trasmissione nazionale, che prevede (dati su www.terna.it) per l’intero Meridione un fabbisogno al 2016 di 70 miliardi di kWh. In tale ipotesi la Puglia, che già oggi produce più del 60% dell’intero fabbisogno meridionale potrebbe sopperire da sola agli aumenti di potenza richiesti a tutte le altre regioni continentali del Sud per i prossimi dieci anni; il ché aggraverebbe sprechi di trasporto, impatti ambientali e vulnerabilità dell’intero sistema elettrico.


3.3 Difformità dal Piano Energetico Provinciale (PEP)

La Provincia di Lecce ha approvato in via definitiva, con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 36 del 23.04.2004, il “Programma d’intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico”, di seguito denominato Piano Energetico Provinciale (PEP), in attuazione del Decreto Legislativo n. 112/98. A prescindere dalla validità “legale” del Piano, soggetto alla catena di deleghe previste dalla normativa e redatto in anticipo rispetto allo stesso PEAR, il documento, frutto del lavoro coordinato di Provincia e Università di Lecce, ha un indubbia valenza sotto l’aspetto del quadro di programmazione, che non può essere evidentemente ignorata.
In tale documento si valuta (pag. 253/348) che “allo stato attuale, in assenza di strumenti di pianificazione e persistendo un esubero di produzione che al 2000 era del 36% (oggi, come si è visto, è passato all’89%, n.d.r.), appare ingiustificato ogni ulteriore insediamento di centrali elettriche sul territorio provinciale e regionale. Possono richiedere una deroga a tale indirizzo gli impianti che fanno ricorso a fonti rinnovabili, per il notevole valore aggiunto, in termini socio-economici ed ambientali, che si associa a tali produzioni; ciò però a patto che tali fonti vadano a sostituire equivalenti fonti fossili, e non ad aggiungersi ad esse, perpetuando una scriteriata politica di esuberanza dell’offerta.
Tali considerazioni rimangono sostanzialmente valide anche alla luce dell’approvazione del PEAR, in cui non sono contenute specifiche previsioni quantitative per le centrali a biomassa. Lo stesso PEP (paragrafo 7.4) valuta una potenzialità di biomassa sul territorio provinciale sufficiente ad alimentare centrali per un massimo di 35 MWt totali, corrispondenti a meno di 10 MWe. Beninteso, la biomassa considerata dal Piano è solo quella prodotta sul territorio (residui di potatura di olivo e vite, sansa, vinacce, cereali), con esclusione assoluta di oli di importazione.
“Fondamentali inoltre, per l’economicità del processo – prevede il Piano – è scegliere in maniera idonea i siti di ubicazione delle centrali, che dovranno essere il più possibile baricentrici rispetto alle zone di produzione del combustibile, in modo da abbattere notevolmente le spese di trasporto.”
Si evince da ciò agevolmente come la proposta di insediamento in oggetto sia decisamente difforme dalle previsioni del PEP per vari aspetti:
si prevede l’utilizzo di biomassa di importazione;
si prescinde, come si è detto, da una valutazione congiunta di altri possibili insediamenti proposti a livello regionale e locale, con il rischio di una potenza installata di gran lunga superiore alle potenzialità del territorio;
si prescinde da una collocazione ”baricentrica” delle centrali; anzi, sono previste ad esempio, con procedimenti distinti e affatto coordinati, due centrali di notevole potenza entrambe a pochi chilometri di distanza (Lecce e Cavallino).


4. DIFFORMITA’ DALL’ALLEGATO A, PUNTI 2.1.A4) E 2.1.A6) DELLA D.G.R. 23.01.2007 N. 35

(GRADO DI INNOVAZIONE TECNOLOGICA, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL RENDIMENTO ENERGETICO ED AL LIVELLO DI EMISSIONI DELL’IMPIANTO PROPOSTO, MASSIMO UTILIZZO POSSIBILE DELL’ENERGIA TERMICA COGENERATA)

L’impianto presenta i seguenti dati nominali:

- energia elettrica netta alla rete: 22.900 KW;
- energia primaria del combustibile 47.886 kW;
- energia termica per uso industriale: 8.100 kW.

Il rendimento netto dichiarato dell’impianto, cioè il rapporto tra i due valori sopra riportati, è del 47,8%. Quindi la metà circa (52%) dell’energia immessa nell’impianto è trasformata in calore. Dando per scontato che si tratta di tecnologie non certamente innovative (grandi motori diesel di derivazione marina), la valutazione dei rendimenti energetici dell’impianto non può prescindere dall’analisi della destinazione di questa ingente quantità di calore prodotta. Infatti dei 25 MW circa di energia termica prodotta, il progetto dichiara un impiego per “uso industriale” di soli 8,1 MW, al netto di altri recuperi effettuati all’interno del ciclo produttivo. Ma tale previsione non è supportata da alcun progetto per l’utilizzo del calore residuo.
Nella Relazione Ambientale si dedicano a tale fondamentale argomento
solo 3 righe (!!):
“Tale calore disponibile, vista la temperatura di uscita dalla sezione di recupero, potrebbe essere utilizzato per utenze esterne, quali ad esempio una rete di teleriscaldamento o aziende agricole per coltivazioni in serra”. (pag. 40/97)
Si deve ritenere, quindi, che tale calore, in assenza di reali previsioni di utilizzo, sarà destinato ad essere semplicemente disperso in ambiente; conferma tale conclusione lo schema di flusso allegato alla Relazione tecnica illustrativa del Progetto, che riporta 2 “radiatori”, cioè scambiatori acqua-aria, destinati a smaltire in atmosfera l’intero calore residuo. Non si conosce, d’altronde, alcuna previsione specifica (destinazione del calore, accordi con utilizzatori, rete di teleriscaldamento ecc.) su tale aspetto.
Tale fondamentale carenza denota la reale natura della proposta in esame: non un impianto improntato all’uso efficiente dell’energia, inserito in un sistema energetico con un sostanziale equilibrio tra domanda ed offerta, ma un intervento speculativo, finalizzato al conseguimento dei Certificati Verdi, in cui il calore residuo rappresenta un fastidioso sottoprodotto di cui sbarazzarsi!


5. DIFFORMITA’ DALL’ALLEGATO A, PUNTO 2.1.A5) DELLA D.G.R. 23.01.2007 N. 35

(UTILIZZO DELLE MIGLIORI TECNOLOGIE AI FINI ENERGETICI ED AMBIENTALI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA MINIMIZZAZIONE DELLE EMISSIONI DI NOx e CO)

Uno dei punti su cui deve incentrarsi l’esame della proposta in oggetto è senza dubbio costituito dalla minimizzazione delle emissioni. Invece è proprio questo uno degli aspetti più carenti della proposta progettuale. La Relazione ambientale liquida questo argomento con 4 pagine e 3 righe; si riporta una tabella (pag. 36/97) con le composizioni teoriche dei fumi ai camini; si cita un sistema catalitico di abbattimento degli ossidi di azoto con ammoniaca (SCR, Selective Catalytic Reduction); si cita sommariamente, un “sistema catalitico di ossidazione del CO a CO2”.
Nessun accenno alla tecnologia adottata per l’abbattimento delle polveri (cicloni?, filtri a manica?, filtri elettrostatici?), salvo l’indicazione assai generica di una “preventiva filtrazione” dei fumi di scarico (Relazione ambientale, pag. 36/97).
Nell’annessa “Relazione tecnica Emissioni atmosferiche” ci si potrebbe aspettare una trattazione più dettagliata ed approfondita; nulla di ciò: si trovano riprese le stesse generiche considerazioni contenute nella Relazione ambientale (tabella con la composizione teorica dei fumi, ennesima descrizione del sistema catalitico SCR). Salvo poi, con un salto logico poco consono ad una relazione tecnico, concludere:

“si può stimare che a regime si produrranno una concentrazione di inquinanti inferiore ai limiti consentiti dal D.Lgs. 152/2006, così come riportato nella tabella seguente (pag. 13/17”):


EMISSIONEVALORI ATTESILIMITE (1)
Polveri totali60-100 mg/Nmc130 mg/Nmc
Ossidi di azoto170-190 mg/Nmc200 mg/Nmc
Monossido di carbonio250-300 mg/Nmc650 mg/Nmc

(1) Allegato I, parte III, punto (3), “motori fissi a combustione interna”, del D. Lgs. 152/2006

In questi dati preoccupa, oltre alla mancanza di un qualunque metodo scientifico per analizzare gli effetti delle emissioni, la conclusione, del tutto arbitraria e soggettiva, con cui si dichiarano valori di concentrazioni pur sempre vicini a quelli limite (190 mg/Nmc rispetto al limite di 200 mg/Nmc per gli ossidi di azoto).


6. DIFFORMITA’ DALLE PRESCRIZIONI DELLA L.R. 12.04.2001 N. 11

La legge prevede, tra i progetti di competenza della Provincia da sottoporre a verifica di assoggettabilità a V.I.A., gli “impianti industriali per la produzione di energia elettrica, vapore e acqua calda, … con potenzialità uguale o superiore a 10 MW”.
L’art. 8 della stessa Legge prescrive i contenuti dello Studio di impatto ambientale (SIA) definito (art. 2, c. 1, lettera c) come “uno studio tecnico-scientifico degli impatti ambientali di un progetto, di un programma di intervento o di un piano”, da presentare per la procedura di verifica. Tra i dati richiesti compaiono:

- una valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni previsti (inquinamento dell’acqua, dell’aria e del suolo, rumore, vibrazioni, luce, calore, radiazioni ecc.) risultanti dall’attività del progetto proposto;

- la descrizione delle tecniche prescelte per prevenire le emissioni degli impianti e per ridurre l’utilizzo delle risorse naturali, confrontandole con le migliori tecniche disponibili.Esaminando l’impatto sulla qualità dell’aria e quanto contenuto nella Relazione ambientale, e’ di tutta evidenza, come si è notato sopra, che lo studio proposto non è adeguato a rappresentare efficacemente gli effetti derivanti dal funzionamento dell’impianto. Infatti:

a) non vengono neppure riportate, nelle relazioni e negli schemi relativi, come si è notato sopra, le tecnologie impiegate per la filtrazione degli inquinanti; poiché è noto che la scelta del sistema di abbattimento incide notevolmente sui successivi costi di esercizio dell’impianto, occorre rilevare che il progetto lascia ampi margini discrezionali in tal senso; salvo poi, con un approccio superficiale e poco scientifico, fornire assicurazioni sul rispetto dei limiti imposti;

b) i modelli proposti per la valutazione della distribuzione degli inquinanti sono inadeguati a rappresentare i reali impatti; infatti:

- le ipotesi prese a base dello studio (stazionarietà, comportamento chimicamente inerte degli inquinanti, assenza di assorbimento al suolo), sono vistosamente lontane dalla realtà; basti pensare a situazioni meteo particolari (inversioni termiche, fumigazioni ecc.), ben lontane dalle ipotesi assunte, alle molteplici reazioni degli inquinanti con l’ambiente (es. combinazione di ossidi di zolfo e fosforo con l’umidità atmosferica, piogge acide, ecc), all’assorbimento degli inquinanti da parte del terreno (vedi casi pugliesi, da Cerano alla Copersalento, di sequestri di aree contaminate da emissioni di centrali elettriche);

- non viene fornito alcuno studio ante operam sulla qualità dell'aria del sito in cui è previsto l'insediamento;

- viene solo citato sommariamente (5 righe) l’algoritmo di calcolo impiegato (software NOAA denominato HYSPLIT), senza descrivere ipotesi, passaggi, approssimazioni, e riportando semplicemente le rassicuranti conclusioni;

- partendo dall’erroneo presupposto che il rispetto medio dei limiti di legge garantisca di per sé assenza di danni alla salute, si ignorano gli effetti dovuti a particolari concentrazioni degli inquinamenti al suolo; gli studi scientifici in merito hanno provato che esiste un diretto rapporto causa-effetto tra concentrazione in aria di taluni inquinanti (come gli ossidi di azoto) e insorgenza di patologie anche a breve e medio termine;

- si ignorano gli effetti degli inquinanti su soggetti particolarmente sensibili (bambini, soggetti esposti a patologie polmonari, donne in gravidanza ec.).

Considerati i diversi studi dell'OMS che attribuiscono buona parte delle patologie presenti nel mondo all'esposizione a fattori ambientali, avvalorando così il nesso causa-effetto fra aumento delle patologie ed inquinamento; considerati i dati del Registro Nazionale INES che denotano una situazione allarmante per la Regione Puglia per quel che concerne le emissioni; considerati i dati dell'Osservatorio Epidemiologico Regionale ed in particolare i dati relativi al Registro Tumori Jonico Salentino in cui viene posta in rilievo l'anomalia della provincia di Lecce che presenta tassi per patologia tumorale (in particolare carcinoma del polmone) superiori a quelli delle provincie di Brindisi e Taranto, pur essendo assenti sul suo territorio insediamenti industriali rilevanti:
prima di esporre un’intera popolazione ai danni derivanti da ulteriori emissioni, nella situazione epidemiologica attuale già preoccupante, possono essere presi in considerazione, a parere degli scriventi, solo studi scientifici di ben diverso spessore rispetto a quello presentato.



7. CARENZE NEI DATI RELATIVI AI LIMITI DI EMISSIONE AI SENSI DEL D. LEG. 12.04.2006 N. 152

Ai sensi di questa norma (art. 269) “per tutti gli impianti che producono emissioni (salvo quelli alimentati a biomasse di potenza inferiore a 1 MW e altre tipologie di piccola taglia, n.d.r.) deve essere richiesta un’autorizzazione ai sensi della Parte V” del Decreto. Ai fini del rilascio dell’autorizzazione, l’autorità competente indice … una conferenza dei servizi.
I limiti di emissione sono riportati nell’Allegato I della Parte V. Il progetto (Relazione ambientale, pag. 37) riporta i seguenti limiti di emissione, riferiti a “motori fissi a combustione interna”:

polveri130 mg/Nmc
ossidi di azoto200 mg/Nmc
monossido di carbonio650 mg/Nmc

Ma, a ben vedere, tali limiti si riferiscono ad un “tenore di ossigeno nell’effluente gassoso del 5%”. Nel progetto invece (pag.36/97) si riporta una concentrazione di O2 nei fumi al camino del 10,61%. La composizione dei fumi va pertanto corretta, introducendo un tasso di ossigeno pari a quello di legge, in modo da rendere confrontabili i due dati. L’eccesso d’aria può infatti alterare sensibilmente le conclusioni della simulazione. Ciò appare ancor più necessario in quanto, come si è detto, il tenore dichiarato di ossidi di azoto nei fumi (170-190 mg/Nmc) è vicino al valore di soglia.


8. DIFFORMITA’ DAGLI ATTUALI INDIRIZZI DELLA REGIONE PUGLIA IN TEMA DI CENTRALI A BIOMASSA

Con Deliberazione G.R. n. 767 del 14.05.2008 la Regione Puglia ha specificato i criteri per la localizzazione delle centrali a biomasse ed i requisiti amministrativi ed impiantistici necessari per ottenere l’autorizzazione unica. Tra l’altro si prevedono.

- l’incentivazione dell’uso di biomasse di origine agricola e forestale prodotte localmente;

- uno screening qualitativo/quantitativo periodico, da valutare in sede autorizzativa, per i seguenti inquinanti: IPA, metalli, composti inorganici del fluoro espressi come HCL e HF, diossine e furani (PCDD + PCDF);

- la redazione di un Piano di approvvigionamento delle biomasse utilizzate, con contratto di fornitura valido per 5 anni dal rilascio dell’autorizzazione;

- la stretta “interconnessione” tra produzione di energia elettrica e calore.Per quanto il progetto in esame sia stato presentato prima dell’approvazione della norma citata, è utile notare che l’insediamento proposto si pone in netto contrasto rispetto agli attuali indirizzi assunti dall’Amministrazione Regionale.


9. CONCLUSIONI

L’insediamento in oggetto risulta slegato da ogni reale esigenza del territorio; puntando su combustibile di importazione e rinunciando alla “filiera corta”, utilizzerà del Salento solo lo spazio e l’ambiente fisico necessario e la eventuale disponibilità dei suoi amministratori ad accoglierlo. Limitati saranno i vantaggi (una manciata di posti di lavoro la cui ricaduta locale è da dimostrare), mentre gravi e certi saranno i danni all’ambiente e alla salute. Tutto ciò non per un necessario contributo alla copertura dei nostri fabbisogni energetici, per cui godiamo di un notevole esubero di produzione, destinato purtroppo ad accentuarsi con le tendenze attuali, ma essenzialmente per ragioni di profitto aziendale legato agli incentivi pubblici; ne è la prova la scarsa attenzione al riutilizzo della importante quota di calore residuo.
Il progetto rimane poi gravemente carente proprio sull’aspetto più importante e delicato per la salute dei cittadini: l’inevitabile ulteriore peggioramento della qualità dell’aria già compromessa da scriteriati insediamenti industriali esistenti nella nostra Regione.



Casarano, 28.6.2010



Coordinamento Intercomunale “No alla Centrale”

Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT)
Sezione Provinciale di Lecce

Comitato Civico “Io Conto” - Ugento (LE)

Tribunale dei Diritti del Malato - Casarano (LE)

Legambiente - Casarano (LE)

Comitato “Energia Ambiente e Vita” - Casarano (LE)

Comitato Cittadino Tutela Ambiente - Casarano (LE)

Associazione “I Paladini di Via Messina” - Casarano (LE)

Forum Ambiente e Salute - Lecce

Associazione Grande Salento - Avetrana (TA)

Comune di Supersano (LE)

Comune di Matino (LE)

Comune di Presicce (LE)

Comune di Ruffano (LE)

Gruppo Politico “Popolo della Libertà” - Sezione di Casarano (LE)

Gruppo Politico “Centro Democratico Cristiano” - Casarano (LE)

Gruppo Politico “Sinistra Ecologia e Libertà” - Circolo Cittadino di Casarano (LE)

Gruppo Politico “Italia dei Valori” - Circolo Cittadino di Casarano (LE)

Gruppo Politico “Partito dei Comunisti Italiani - Federazione della Sinistra” - Sezione di
Casarano (LE)

venerdì 28 maggio 2010


www.salentoweb.tv

Quattro giorni di mostre, concerti, installazioni, proiezioni, escursioni didattiche, materiali informativi e dibattiti con tanti ospiti sul tema, drammaticamente attuale, dei rifiuti e sulla produzione di nocività ad essi legata

PROGRAMMA

Sabato 29 maggio

19.30 Palazzo Gorgoni
Inaugurazione e presentazione della manifestazione con interventi delle associazioni promotrici dell'evento e delle realtà che ne prenderanno parte.

Apertura mostre e inizio estemporanea artistica permanente

22.30 Piazza Roma
Concerto:
URKUMA live set con strumenti autocostruiti
SUONI MUDU’ live set con Nico Different Mudù e TEATRO MISERO


Domenica 30 maggio

09.30 Escursione: ritrovo in piazza Roma per escursione in bici tra emergenza microdiscariche e percorsi naturalistici.

Lunedì 31 maggio

21.30 Via Roma 23/25
DocuTrashFilm: proiezione di "Una montagna di balle" di Nicola Angrisano, a cura di InsuTv e con voce narrante di Ascanio Celestini

Martedì 1 giugno

10.00 Piazza Roma
Manifestazione finale del progetto "Differenziamoci" (in collab. con Raf. Murrone)

19.00 Piazza Roma
Biocontestiamo Proiezione del film-documentario di Chiara Zilli "A li tempi mei era tutta campagna"

Convegno-dibattito con:
Dario Quarta - giornalista
Chiara Zilli - giornalista e regista
Dott. Giuseppe Serravezza - oncologo e presidente della Lilt Lecce
Gigi Antonazzo - ingegnere ambientale
Alfredo Melissano - forum ambiente e salute di Lecce
Nando Popu - Sud Sound System
Interverrà Teresa Fiocco del comitato referendum acqua pubblica di Lecce

21.00 Piazza Roma
PLINK di Massimiliano Manieri

22.30 Palazzo Gorgoni
Party Finale: dj set con dj Castigliani + Magia Special guest BLESO WASTASI (Gopher)



giovedì 27 maggio 2010

L'AMBIENTE è AVVELENATO MI RIGUARDA?


Giovedì 3 giugno 2010 alle ore 18.30 STRUTTURA FIERISTICA - VEGLIE


L'Azione Cattolica della Parrocchia di S.Antonio Abate, l'Associazione di Volontariato "Enrica Rizzo", le delegazioni di L.I.L.T. e A.N.T. con il patrocinio del Comune di Veglie organizzano incontro - dibattito sul tema: L'AMBIENTE E' AVVELENATO MI RIGUARDA?" Interverrano: Dott.Alessandro Aprile - Sindaco; Avv.Luigi Acquaro - Lega Ambiente di Porto Cesareo; Dott.Lino Rollo - Dottore in chimica industriale; Dott.Giuseppe Serravezza - Oncologo.

sabato 22 maggio 2010

Centrale Biomasse: sit-in nella zona industriale di Casarano


SABATO 01 MAGGIO 2010
Lecce (salento) - Si è svolto questa mattina il Sit-in presso la Zona Industriale di Casarano, organizzato dalla LILT per dire No all' eventuale realizzazione di una centrale a biomasse da 25 MW promossa dall' azienda Italgest.

Presenti oltre al comitato intercomunale a difesa dell' ambiente e al Dr. Serravezza nelle vesti di presidente provinciale della Lega contro i tumori, numerosi amministratori locali provenienti dai Comuni di Supersano, Ruffano, Presicce e numerose associazioni ambientaliste.

Tutti i partecipanti hano ribadito con forza il loro No ad un impianto che non rispetta la legge regionale n. 31/08 in tema di filiera corta, che depaupera le risorse naturali, facendo perdere valore ai terreni agricoli circostanti e procurando possibili e seri danni alla salute dei cittadini di Casarano e dei comuni vicinori.

Nella giornata di ieri un altro documento è pervenuto all' attenzione della comunità e del Sindaco (fratello del A.D. Italgest) per tramite il sito web tuttocasarano.it, firmato da 23 medici di base in cui gli stessi definivano preoccupante l' eventuale realizzazione di tal impianto e assumendo una posizione di netta contrarietà. AL termine della manifestazione alcuni giovani hanno fatto ritorno con un gesto simbolo in città in bicicletta.

venerdì 21 maggio 2010

IL CONSIGLIO DI STATO DICE NO AL SANSIFICIO


Finalmente il Consiglio di Stato pone fine alla vicenda Sansificio, in contrada La Casa pronunciandosi sull’appello proposto dalla OIL Salento avverso la sentenza del TAR Lecce n.337/2009 che aveva annullato i titoli edilizi rilasciati dal Comune di Veglie in favore della Ditta.
In particolare, il caso sansificio ha destato l’interesse non solo di tutti i cittadini di cinque comuni (Veglie, Guagnano, Porto Cesareo, Salice Salentino e San Donaci, San Pancrazio Sal.) che nel settembre del 2009 sono scesi in piazza per manifestare un secco “No” all’impianto, ma per di più ha visto scendere in campo anche diverse Associazioni Ambientaliste, il Consorzio di tutela del Salice Salentino doc, l’Associazione Salento Terra d’Arneo e tutti coloro che da sempre amano il proprio territorio.
La sentenza del Tar Lecce, impugnata dalla Oil Salento, aveva annullato i titoli edilizi per violazione delle norme in materia di partecipazione amministrativa, ritenendo assorbiti, in tale motivo di censura, tutti gli altri motivi di merito sollevati dai Soggetti Ricorrenti, attinenti alla impossibilità che un impianto industriale possa essere sito in piena zona agricola.
L’Associazione Salento Terra d’Arneo, i Comuni di Porto Cesareo, Guagnano, San Donaci, Salice Salentino,San Pancrazio Sal. e un folto numero di privati hanno proposto appello incidentale chiedendo al Consiglio di Stato una pronuncia nel merito della vicenda ovvero proprio in ordine all’illegittimo operato della P.A. che, contrariamente alle norme del P.R.G e tramite una interpretazione forzata, aveva autorizzato la Ditta.
Con sentenza n.887 del 15.2.2010 il Consiglio di Stato ha respinto l’appello proposto dalla OIL Salento, accogliendo l’appello incidentale avanzato dai Comuni, dall’Associazione Salento Terra d’Arneo e dai privati sancendo definitivamente che l’impianto di essiccazione non può essere autorizzato in zona agricola perché l’attività oggetto dell’impianto di che trattasi non può dirsi “connessa all’agricoltura”.
In particolare, infatti, il Collegio ha espressamente sottolineato che: “Al riguardo va rilevato che si definiscono attività connesse all’agricoltura (art. 2135 c.c., nel testo introdotto dal D.Lgs. 18 maggio 2001 n. 228) le attività esercitate dal medesimo imprenditore agricolo dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione che abbiano ad oggetto prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall’allevamento di animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi mediante l’utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell’azienda normalmente impiegate nell’attività agricola esercitata, ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione e di ospitalità, come definite dalla legge.”
Ed ancora: “L’impianto di essiccazione, che viene incontestatamente considerato fra i più grandi d’Europa, è in grado di lavorare circa 13.000 quintali al giorno di sansa (ancorché su base stagionale, essendo legato al periodo di lavorazione dell’oliva) il che fa supporre la necessità di approvvigionamenti corposi sul territorio, anche a notevole distanza dalla localizzazione dell’impianto. La caratteristica principale dell’attività consiste, dunque, in una lavorazione di prodotti di terzi mediante una tecnologia che non è, di per sé, espressione di tipica attività di trasformazione agricola, in cui normalmente dal prodotto grezzo, attraverso la conoscenza dei processi chimici e biodinamici e con l’applicazione di adeguate tecnologie di trasformazione, si passa a prodotti più definiti, specificamente finalizzati all’utilizzazione umana od animale.”

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Si chiude la vicenda SANSIFICIO con un secco No del Consiglio di Stato.
Com.Ambiente Sano
17/02/2010

Il TAR di Lecce dice NO al Sansificio. Sentenza del 25/02/2009

N. 00337/2009 REG.SEN.
N. 01464/2008 REG.RIC.
N. 01755/2008 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia
Lecce - Sezione Prima
ha pronunciato la presente
SENTENZA
Sul ricorso n. 1464/08, proposto da:
- “Associazione Salento Terra d’Arneo - Turismo Rurale” in persona del l.r. pro tempore, “Masseria La Duchessa”, in persona del titolare Massimiliano Nicolaci, “Azienda Agrituristica Torre del Cardo”, in persona del titolare Cosimo Saponaro, “Azienda Agricola Casa Porcara”, in persona del titolare Anna D’Ercole, “Azienda Agricola Memmo Lina”, in persona dell’omonima titolare, “Azienda Agricola San Giovanni di Petito Fabiana e Stefania s.s.”, in persona dell’amministratore, tutti proprio ed in qualità di aderenti alla predetta Associazione Salento Terra d’Arneo, rappresentati e difesi dall’Avv. Angelo Vantaggiato -l’Azienda Agricola San Giovanni di Petito Fabiana e Stefania s.s. anche dall’Avv. Fabio Valenti- ed elettivamente domiciliati in Lecce, presso lo studio del difensore, alla via Zanardelli 7;
contro
- il Comune di Veglie, in persona del Sindaco pro tempore, non costituito;
- il Responsabile del S.U.A.P. del Comune di Veglie Anglano Antonio, rappresentato e difeso dall’
Avv. Francesco Flascassovitti ed elettivamente domiciliato in Lecce, presso lo studio del difensore, alla via 95° Rgt.Fanteria 1;
nei confronti di
- “Oil Salento S.r.l.”, in persona del l.r. pro tempore, rappresentata e difesa dall’Avv. Gianluigi Pellegrino ed elettivamente domiciliata in Lecce, presso lo studio del difensore, alla via Augusto Imperatore 16;
e con l'intervento di
ad adiuvandum:
- “Tenute Mater Domini” Società Agricola a r.l., in persona degli amministratori, rappresentata e difesa dall’Avv. Saverio Sticchi Damiani ed elettivamente domiciliata in Lecce, presso la Segreteria del T.a.r.;
ad opponendum:
- “Masseria Pisanello S.r.l.”, in persona del l.r. pro tempore, “Azienda Agricola Graziuso Vincenza”, in persona del l.r. pro tempore, “Benegiamo Lucio & Figli S.r.l.”, in persona del l.r. pro tempore, “Azienda Gennaccari di Giuseppa Gennaccari & C. S.n.c.”, in persona del l.r. pro tempore, Società Cooperativa “Agricola Botrugnese” a r.l., in persona del l.r. pro tempore, tutte rappresentate e difese dall’Avv. Gianluca Greco De Pascalis, con domicilio eletto in Lecce, presso lo studio del difensore, alla piazza Mazzini 56;

sul ricorso n. 1755/08, proposto da:
- “Consorzio di Tutela dei Vini a Denominazione di Origine Controllata”, in persona del l.r. pro tempore, rappresentato e difeso dall’Avv. Stefania Rizzo ed elettivamente domiciliato in Lecce, presso lo studio dell’Avv. Massimiliano Ariano, alla via Formoso Lubello 6;
contro
- il Comune di Veglie, in persona del Sindaco pro tempore, non costituito;
nei confronti di
- “Oil Salento S.r.l.”, in persona del l.r. pro tempore, rappresentata e difesa dall’Avv. Gianluigi Pellegrino ed elettivamente domiciliata in Lecce, presso lo studio del difensore, alla via Augusto Imperatore 16;
per l’annullamento, previa sospensione dell’efficacia:
- del provvedimento conclusivo del procedimento unico n. 50/08, rilasciato in data 11.8.08 dal Responsabile del Settore Urbanistica del Comune di Veglie sull’istanza in data 6.8.08, prot. n. 10448, della Oil Salento S.r.l.;
- del permesso di costruire in sanatoria n. 172 dell’11.8.08
- di ogni altro atto presupposto, connesso e/o consequenziale.
Visto il ricorso con i relativi allegati.
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Oil Salento Srl.
Visto l’atto di costituzione in giudizio del Responsabile del S.U.A.P. del Comune di Veglie.
Visti gli atti di intervento.
Viste le memorie difensive.
Visti tutti gli atti della causa.
Relatore all’udienza pubblica del 14.1.09 il dott. Ettore Manca e uditi per le parti gli Avv.ti Vantaggiato, Valenti, Flascassovitti, Pellegrino, Greco De Pascalis, Rizzo e De Giorgi -in sostituzione di Sticchi Damiani.
Osservato quanto segue:
FATTO e DIRITTO
1.- Dai due ricorsi, riuniti per ragioni di connessione oggettiva e soggettiva,e dagli altri atti delle cause, emerge che:
1.1 con istanza n. 15541 del 13/14.12.07 la società “Oil Salento S.r.l.” rivolgeva allo Sportello Unico del Comune di Veglie istanza -ex art. 4 d.p.r. 447/98- per la realizzazione di uno stabilimento industriale destinato alla produzione ed alla commercializzazione di “oli vegetali e nocciolino di sansa, con essiccazione di sansa, estrazione di oli vegetali con solventi, deposito liquidi infiammabili e combustibili”.
1.2 L’intervento ricadeva in una zona agricola qualificata dal p.u.t.t./p. come ambito territoriale esteso di valore “C”, all’interno di un’area definita come “Parco del Negroamaro” -essenzialmente destinata alla coltivazione del corrispondente vitigno a “denominazione d’origine controllata”.
1.3 Inoltrata la predetta istanza, seguivano:
- i pareri del S.I.S.P., dello S.P.E.S.A.L., dei Vigili del Fuoco e dell’A.U.S.L.;
- la produzione da parte della società, il 21.3.08, di una serie di documenti destinati a sostituire quelli inizialmente allegati;
- il parere del S.U.A.P., in data 23.4.08, di compatibilità con le indicazione del p.u.t.t./p.;
- la presentazione da parte della Oil Salento, il 5.5.08, di una d.i.a. per l’esecuzione di opere interne al fabbricato;
- l’inizio dei lavori nell’agosto ’08, con la costruzione, tra l’altro, di una canna fumaria alta circa 40 metri;
- l’emissione, dal parte del Comune di Veglie, di un’ordinanza di sospensione dei lavori (n. 10369 del 4.8.08);
- la conseguente presentazione, da parte della società, di un’istanza di permesso di costruire in sanatoria, ai sensi dell’art. 36 d.p.r. 380/01 (prot. n. 10448 del 6.8.08);
- la convocazione, da parte del Sindaco del Comune di Veglie, di una conferenza dei Sindaci dei Comuni vicini, da tenersi in data 11.8.08;
- il rilascio, l’11.8.08, da parte del Responsabile del S.U.A.P., del permesso di costruire in sanatoria n. 172/08 e del “provvedimento conclusivo del procedimento unico n. 50/08”;
- la presentazione da parte della Oil Salento, il 15.9.08, di una ulteriore d.i.a. in variante al permesso di costruire, con la quale si riduceva il progetto originario, in specie escludendo la fase del lavaggio della sansa -con esano- per l’estrazione dell’olio vegetale.
2.- Ritenendo l’intervento assentito lesivo dell’interesse alla tutela e valorizzazione del territorio nel quale operano svolgendovi attività agricola e turistico-ricettiva in aree del tutto prossime all’impianto, nonché dei loro stessi interessi di tipo imprenditoriale, l’Associazione Terra d’Arneo -che riunisce 25 aziende del settore ed è rivolta a creare una rete di turismo rurale nel territorio dell’Arneo- e gli altri soggetti indicati in epigrafe proponevano dunque il ricorso n. 1624 -cui seguiva l’intervento ad adiuvandum della società agricola Tenute Mater Domini-, per i seguenti motivi:
A) Violazione e falsa applicazione del d.lgs. 152/06. Errata qualificazione giuridica della tipologia di prodotto lavorato. Difetto di istruttoria.
B) Violazione e falsa applicazione del d.lgs. 152/06. Errata qualificazione giuridica della tipologia di prodotto lavorato. Difetto di istruttoria sotto altro profilo.
C) Travisamento dei fatti. Difetto di istruttoria. Erroneità nei presupposti.
D) Violazione e falsa applicazione dell’art. 30 l.r. 56/80. Assenza del nulla osta della Giunta Regionale.
E) Violazione e falsa applicazione dell’art. 30 l.r. 56/80. Mancanza dei presupposti. Irrazionalità manifesta.
F) Violazione e falsa applicazione delle n.t.a.. Erroneità manifesta. Errata zonizzazione.
G) Violazione e falsa applicazione dell’art. 9.1 n.t.a.. Erroneità manifesta. Mancanza dei presupposti.
H) Violazione e falsa applicazione della l.r. 11/01. Erroneità manifesta. Mancata attivazione della procedura di verifica preliminare di v.i.a..
I) Violazione e falsa applicazione del p.u.t.t./p.. Erroneità manifesta. Assenza dell’autorizzazione paesaggistica.
2.1 Il Consorzio di tutela dei vini d.o.c. Salice Salentino, a sua volta, portatore degli interessi della quasi totalità delle aziende operanti nel settore della viticoltura, della vinificazione e dell’imbottigliamento nei Comuni di Salice Sal.no, Guagnano, Veglie, Campi Sal.na, San Donaci, San Pancrazio Sal.no e Cellino San Marco, aziende i cui titolari ritengono che l’iniziativa della Oil Salento potrebbe mettere a repentaglio le caratteristiche paesaggistiche ed enologiche dell’area, proponeva anch’esso atto di gravame -ric. n. 1755/08- per i seguenti motivi:
L) Violazione dell’art. 3 l.r. 11/01. Violazione dell’art. 5 d.p.r. 447/98, anche con riferimento alla Delibera di Giunta Regionale n. 2000 del 27.11.07 ed alla sentenza della Corte Costituzionale n. 206/01.
3.- Costituitasi in giudizio, la Oil Salento S.r.l. eccepiva l’inammissibilità del ricorso e, nel merito, ne chiedeva il rigetto, sulla base di argomentazioni che saranno esaminate congiuntamente ai motivi di gravame proposti.
3.1 Nel senso della inammissibilità/improcedibilità del ricorso, oltre che della sua infondatezza, concludevano anche gli interventori ad opponendum.
4.- All’udienza del 14 gennaio 2009 le cause venivano introitate per la decisione.
5.- Tanto premesso “in fatto”, il Collegio rileva che i ricorsi sono fondati e vanno accolti per i motivi e nei sensi che di seguito si indicheranno.
6.- Disattesa, anzitutto, l’eccezione di inammissibilità del gravame -in ragione di quanto dopo si scriverà circa il potenziale impatto che sui residenti e sugli operatori economici della zona potrebbe avere l’opificio-, deve sottolinearsi che risulta in specie meritevole di accoglimento il motivo di censura, di carattere “assorbente”, incentrato sulla violazione della normativa in tema di “giusto” procedimento.
6.1 Sul punto vanno evidenziate, in primo luogo, le notevolissime dimensioni dell’impianto in progetto, non solo quanto al dato puramente fisico/strutturale -si consideri l’impatto visivo, d’altronde pienamente riscontrabile dalle fotografie prodotte agli atti, che possiede la canna fumaria, come già scritto alta ben 40 metri, e le ripercussione che già questa circostanza potrebbe almeno in ipotesi avere sull’“appeal” degli agriturismi della zona- ma, soprattutto, con riguardo alle sue eccezionali capacità produttive -pari a circa 13.000 quintali di sansa umida al giorno, per 474.500 quintali all’anno-, tali da farne il terzo del genere per importanza in Europa (può osservarsi, ad esempio, che l’unico frantoio presente nel comprensorio “lavora” circa 600 quintali di sansa all’anno).
6.2 A ciò deve aggiungersi, ancora nella prospettiva di una verifica sull’interesse delle cittadinanze e degli imprenditori delle aree vicine ad interloquire nel procedimento autorizzatorio dell’impianto, il dato della particolare natura del materiale trattato, tale che, ad esempio, la consulenza tecnica di parte commissionata dalla stessa Oil Salento, pur concludendosi in senso favorevole, conteneva una serie di rigide prescrizioni al cui completo rispetto condizionava il proprio giudizio positivo (<>). La “delicatezza” del processo produttivo, in definitiva, risultava tale da postulare un perfetto funzionamento delle tecnologie disponibili per ottenere un soddisfacente contenimento delle emissioni di polveri e sostanze odorigene prodotte.
Deve ragionevolmente ritenersi, dunque, che per l’importanza e la natura dell’attività produttiva svolta nell’impianto i soggetti pubblici e privati “gravitanti” entro un’area di qualche chilometro dallo stesso dovessero reputarsi quali potenziali destinatari, tanto sul piano delle condizioni di vita quanto su quello delle attività socio-economiche esercitate, degli effetti diretti, anche astrattamente pregiudizievoli, conseguenti agli atti impugnati, e che per conseguenza andassero posti nella condizione di partecipare al procedimento amministrativo.
6.4 A dimostrazione del fatto che la questione in oggetto fosse di rilievo generale, d’altronde, è sufficiente ricordare che il Sindaco del Comune di Veglie convocava per l’11.8.08, appunto onde dibatterne, una conferenza con i Sindaci dei Comuni limitrofi (poi “frustrata” dal rilascio, lo stesso 11 agosto, appena poche ore prima dell’orario fissato per la conferenza, del permesso di costruire in sanatoria).
6.3 L’ipotesi, da questo Tribunale appunto ritenuta corretta, della necessità di efficaci forme partecipative, peraltro, neppure risulta “superabile” in ragione dell’affermata difficoltà di individuazione dei soggetti potenzialmente pregiudicati dagli atti oggetto di censura: nel caso in parola, difatti, l’Amministrazione avrebbe dovuto procedere -ai sensi dell’art. 8, comma 3, l. 241/90- mediante forme di pubblicità idonee a raggiungere la platea dei residenti, degli enti e delle imprese operanti nelle aree vicine, in tal modo consentendo, a chi ritenesse di subire un qualche pregiudizio dall’impianto o dalle attività svoltevi, di partecipare al procedimento: una volta proceduto i questo senso, in definitiva (ad esempio con la pubblicazione all’albo pretorio e su giornali locali e l’affissione di avvisi su manifesti), la selezione dei soggetti effettivamente e concretamente interessati si sarebbe determinata “a posteriori”, in ragione della stessa circostanza della partecipazione.
E ciò a prescindere dalla considerazione che, per i destinatari degli effetti diretti degli atti, quali almeno potenzialmente i ricorrenti, l’art. 7 l. 241/90 non pone alcun limite in ordine al profilo della individuabilità.
6.4 La Giunta Regionale Pugliese, d’altronde, con delibera del 27.11.2007 espressamente chiariva che <>.
6.5 Un’ultima notazione, infine, va svolta con riferimento al disposto dell’art. 21 octies l. 241 citata, la cui applicazione al caso in esame risulta esclusa dagli aspetti di discrezionalità, tecnica e amministrativa, che connotavano -sul piano urbanistico, paesistico, edilizio e sanitario- un procedimento estremamente complesso e articolato quale quello conclusosi con gli atti impugnati, procedimento rispetto al quale non poteva escludersi, almeno in via di ipotesi, l’utilità degli elementi conoscitivi e valutativi apportabili dai soggetti interessati: indipendentemente dalle conclusioni cui l’Amministrazione procedente sarebbe pervenuta una volta acquisiti siffatti elementi, difatti -aspetto sul quale, è bene precisarlo, il Tribunale non esprime in questa sede alcun giudizio-, ciò che rileva è che essa avrebbe operato più consapevolmente e sulla base di un’istruttoria anche sotto quest’aspetto -quello, cioè, riferibile al “punto di vista” dei soggetti portatori di interessi contrari- effettivamente e compiutamente esaustiva.
7.- In ragione di quanto fin qui esposto, e nei sensi e limiti appena indicati, il ricorso va dunque accolto, con “assorbimento” degli altri motivi di censura formulati (sul carattere assorbente del vizio relativo alla mancata comunicazione di avvio del procedimento v., fra le altre, T.a.r. Campania Napoli, II, 11 maggio 2006, n. 4168; T.a.r. Emilia Romagna Bologna, I, 10 settembre 2004, n. 3311; T.a.r. Calabria Catanzaro, II, 5 dicembre 2002, n. 3184; T.a.r. Calabria Catanzaro, I, 27 febbraio 2002, n. 465; T.a.r. Sicilia Palermo, II, 28 dicembre 2001, n. 2343).
8.- Sussistono giusti motivi, attesa la complessità delle questioni trattate, per compensare tra le parti le spese di questo giudizio.
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia, Sezione Prima di Lecce, accoglie nei sensi indicati in motivazione i ricorsi n. 1464/08 e n. 1755/08 indicati in epigrafe e, per l’effetto, annulla gli atti impugnati.
Spese compensate.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall’Autorità Amministrativa.
Così deciso in Lecce, nella camera di consiglio del giorno 14 gennaio 2009 con l’intervento dei Magistrati:
Aldo Ravalli, Presidente
Ettore Manca, Consigliere, Estensore
Carlo Dibello, Consigliere

L'ESTENSORE IL PRESIDENTE

DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 25/02/2009
(Art. 55, L. 27/4/1982, n. 186)
IL SEGRETARIO
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IL TAR DI LECCE DICE NO AL SANSIFICIO
Ecco la sentenza.
VOL
26/02/2009

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