Dr.ssa Marianna BURLANDO
Psicologa
Direttivo S.I.P.O. Puglia (Società Italiana Psico-Oncologia)
Direttivo Provinciale LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori)
Rovente, nell'ultimo periodo, la questione delle centrali a biomasse, che vede le posizioni opposte sferrarsi attacchi e contrattacchi. Ma non sono le ragioni tecniche a catturare la mia riflessione, quanto quello che l’inasprimento della vicenda sta causando nel rivelare lo stretto binomio tra un certo modo di fare impresa e un certo modo d’intendere e agire la politica. L’uno rinforza, o rinforzava, l’altro, in un perverso gioco di poteri: quello dei profitti economici e quello della conservazione della delega amministrativa.
C’è da sperare che lo sgretolamento di questo connubio, che la levata di voce della gente (singoli cittadini e associazioni che per primi si sono schierati a difendere i loro “interessi” di salute e sviluppo all’insegna della sostenibilità) ha messo in crisi, cada una volta per tutte senza possibilità di ricomporsi.
Quando l’idillio amoroso svanisce, non è infrequente assistere al tentativo, da parte di chi si sente tradito e ingannato, di sferrare colpi bestiali per annientare il partner divenuto ora il nemico numero uno. Dall’intesa si passa alla soluzione finale estrema, senza guardare in faccia nessuno, tanto sono lo smacco e l’affronto subiti.
In tali frangenti, vengono meno freni e codici condivisi, perché l’obiettivo è solo uno, la distruzione dell’altro a qualunque costo e a qualunque prezzo. Il comportamento diviene imprevedibile, perché nessuna ragionevolezza e buon senso albergano nel pensiero, utili a orientare la fase dello scoramento e della rabbia. Si getta allora fango per screditare e svalorizzare, nel disperato tentativo di sentirsi ancora superiori, forti e inattaccabili.
Se si leggono in questa chiave le dichiarazioni riportate sulla stampa locale, è evidente che quando la politica non permette o non favorisce passi che l’imprenditoria dà per certi, perché dovuti (ad esempio dopo generose sponsorizzazioni), allora gli strali lanciati rasentano l’impensabile e l’indicibile. E così ascoltiamo o leggiamo che le Istituzioni non hanno ruoli decisionali, perché il potere forte è quello economico, sancito e legittimato dalle leggi alle quali esso sì deve rispondere, ma solo a quelle. Non importa cioè che amministratori, sindaci, associazioni, gente comune dissentano su quella o quell’altra iniziativa imprenditoriale: il diritto della territorialità non si riconosce a chi abita e vive in quel territorio, ma se lo arroga chi lo individua e lo sceglie per il proprio tornaconto.
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