Come nasce il Comitato


COME NASCE IL COMITATO AMBIENTE SANO
Il Comitato Ambiente Sano nasce nell’agosto del 2008, quando sul territorio di Veglie si fa strada un impianto di trasformazione della sansa in nocciolino della potenza termica di circa 48 MW, nel cuore del parco del negramaro, in piena zona agricola.
Questa notizia, infatti, preoccupò notevolmente la cittadinanza a tal punto che, al fine di vigilare sull’iter autorizzatorio dell’impianto in questione, venne fondato il Comitato cittadino.
In particolare, la vicenda interessò non solo i cittadini vegliesi ma anche quelli di alcuni comuni confinanti con la zona in cui l’impianto era sito: Guagnano, Salice Salentino, Porto Cesareo, San Donaci e San Pancrazio, i quali videro in prima fila i rispettivi Sindaci che si attivarono prontamente per la tutela del territorio.
La battaglia, inoltre, fu portata aventi da tutti gli operatori turistici della zona nonché dai produttori vinicoli riuniti nel consorzio del Salice Salentino DOC.
In tale vicenda il Comitato organizzò numerosi incontri informativi non solo su Veglie ma anche in tutti gli altri comuni aderenti al Comitato stesso.
La protesta cittadina si fece sentire il 28 settembre 2008, quando circa 2.000 cittadini scesero in piazza Umberto I a Veglie per dire un secco “No” all’impianto.
Naturalmente il caso “sansificio” approdò nelle aule del tribunale.
Nelle vicende giudiziarie, il Comitato è stato sempre vicino alle Associazioni ed ai comuni limitrofi promotori dei ricorsi giudiziari, seguendo con attenzione la questione.
Inoltre, l’Associazione ambientalista prese parte alla Conferenza di servizi, svoltasi presso la Provincia di Lecce, finalizzata all’ottenimento, da parte della ditta promotrice del progetto, dell’autorizzazione all’emissione dei fumi in atmosfera.
Ebbene, il “NO” all’impianto è giunto da più fronti: il 30 ottobre 2009, in sede i conferenza dei servizi, l’ARPA e l’ASL espressero parere negativo all’installazione dell’impianto ed il Consiglio di Stato, sez. IV con sentenza n. n.887, il 15.2.2010
statuì che l’impianto della Oil Salento non poteva considerarsi connesso all’agricoltura, essendo a tutti gli effetti un impianto industriale e come tale non realizzabile in zona agricola.
È evidente, che questa è stata una battaglia portata avanti dai cittadini, i quali hanno più volte ribadito che l’impianto, sia per la portata che per le dimensioni, era in contrasto con la vacazione del territorio.
In ogni caso, compito del Comitato sarà quello di continuare a vigilare sul territorio, non solo strettamente locale, sì da poter evitare la deturpazione dell’ambiente e della salute.

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