Il Comune non si sbilancia e resta in attesa del parere dell’ufficio tecnico «Questione complessa»
Muro contro muro tra il consorzio "Salento Agricolo", e il Comune. Se da una parte il consorzio, affittuario da giugno scorso dell'impianto di contrada la Casa, diffida l'amministrazione comunale per il mancato rilascio dell'accertamento di conformità dell'impianto, il Comune, dal canto suo, intende «aspettare la conclusione dell'iter amministrativo, oggi ancora oggetto di valutazione da parte dell'ufficio Urbanistica». A dichiararlo, lo stesso sindaco Sandro Aprile.
Per spiegare l'intera vicenda bisogna necessariamente fare un passo indietro. Il 18 giugno scorso, il consorzio, presidente Francesco Rizzo, si stabilisce nei locali della Oil Salento «e il 23 giugno, continua il primo cittadino - giorni prima che scadessero i novanta giorni concessi dall'ordinanza sindacale del marzo 2010, con la quale veniva intimato alla Oil Salento il ripristino dello stato dei luoghi, il consorzio presentava un nuovo progetto avente le stesse caratteristiche del progetto presentato in passato dalla Oil Salento».
Ricordiamo che a febbraio scorso il Consiglio di Stato ha definito abusivi alcuni impianti dello stabilimento, annullando pertanto i titoli edilizi rilasciati alla Oil Salento dal Comune da parte della passata amministrazione guidata da Fernando Fai.
«Oggi - continua il sindaco Aprile - non solo le parti abusive dello stabilimento (canna fumaria alta 40 metri, parte degli uffici, e macchine trasportatrici) non sono state smantellate, ma è lo stesso consorzio a domandarne la sanatoria. E' una questione complessa. Attendiamo pertanto il giudizio tecnico del responsabile dello Sportello Unico per le Attività produttive del Comune a cui è rivolta l’istanza».
Sulla questione interviene anche Serena Saponaro, coordinatrice del Comitato Ambiente Sano. «La costituzione del Consorzio e la sanatoria presentata costituiscono un mero escamotage per ottenere i titoli edilizi che sono stati annullati. Secondo il ragionamento del Consorzio, la sentenza del Consiglio di Stato verrebbe ampiamente superata, in forza della qualità soggettiva di imprenditore agricolo detenuta dalle aziende facenti parte del Consorzio stesso, in realtà sole 20 aziende. In tal modo l’attività di trasformazione e commercializzazione del nocciolino oggetto dell’impian - to diventerebbe improvvisamente “at tività strettamente connessa all’agricoltura”. In altre parole, è come se la legittimità di un progetto potesse discernere dalla bellezza del soggetto proponente! Ebbene, inutile ribadire ancora una volta che l’impianto in questione è di natura industriale e che, soprattutto, dalla sua attivazione potrebbero derivare effetti dannosi per la salute e l’agricoltura così come acclarato dall’Arpa e l’Asl».
Katia Manca
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