Dopo la sentenza del Consiglio di Stato n.887/2010, che aveva annullato i titoli edilizi rilasciati dal comune di Veglie in favore della OIL Salento e il parere negativo di ARPA Puglia e ASL, la vicenda sansificio è apparsa alquanto chiara, poichè i suddetti organi hanno fermamente sancito non solo che l’impianto in questione è di natura industriale, e come tale non impiantabile in zona agricola, ma anche che i fumi dell’impianto stesso sarebbero stati dannosi per la salute e per l’agricoltura in una zona, come quella di riferimento, già fortemente compromessa.
Nonostante, quindi, gli organi preposti abbiano accertato “tecnicamente” la dannosità dell’impianto, la questione rivive “d’incanto”, come se tutto quanto sin ora accaduto non si fosse mai verificato, come se le vicende giudiziarie non fossero mai esistite, come se il secco “no” espresso dalla comunità cittadina non contasse nulla.
Oggi, il progetto della OIL Salento viene fatto rivivere dal Consorzio Agrario Salento Agricolo, di cui, guarda caso, la data di costituzione e la composizione restano ancora sconosciute.
Tutto ciò, in virtù di un contratto d’affitto di azienda dal quale si evince che l’impianto sarebbe pronto ad essere azionato, senza che si faccia alcuna menzione all’avvenuto annullamento dei titoli edilizi.
Così, il costituito Consorzio agrario in data 23.6.2010, ovvero a soli due giorni dalla scadenza del termine di 90 giorni previsto dall’ordinanza di demolizione notificata alla OIL Salento, presenta presso il Comune di Veglie una istanza di sanatoria ex art.36 D.P.R. 380/01 ponendo quale “qualità miracolosa” del Consorzio, potenzialmente idonea a rendere legittimo l’impianto, la circostanza che lo stesso sia costituito da imprenditori agricoli produttori di sansa.
Secondo il ragionamento dell’istante, quindi, in forza di tale qualità soggettiva l’attività di trasformazione e commercializzazione del nocciolino oggetto dell’impianto diventerebbe improvvisamente “attività strettamente connessa all’agricoltura” al pari di quella esercitata da un imprenditore agricolo che dalle olive presenti sul suo terreno decide di estrarre l’olio con un piccolo frantoio impiantato in loco.
In altre parole, è come se la legittimità di un progetto potesse discendere dalla bellezza del soggetto proponente!
Ebbene, inutile ribadire ancora una volta che l’impianto in questione è di natura industriale e che, soprattutto, dalla sua attivazione potrebbero derivare effetti dannosi per la salute e l’agricoltura così come acclarato dall’ARPA.
A ciò si aggiunga che esso è in contrasto con la vacazione del nostro territorio.
Insomma è come un film già visto!!!!!!!!
La parola agricoltura oggi giorno è sempre più sinonimo di custodia del territorio ma lo pseudoconsorzio abusa di tale parola cercando di distogliere l'attenzione da quelli che sono i suoi propositi reali, profitto per pochi depauperando la risorsa ambiente (che strano che nessuna VIA sia stata necessaria !); propositi, quindi, contrari alla vocazione e ai bisogni del nostro territorio, ovvero qualità delle produzioni agricole, qualità del paesaggio insomma di uno sviluppo partecipato e sostenibile.
COMITATO AMBIENTE SANO
sabato 18 settembre 2010
MEGASANSIFICIO: Se a proporre il progetto è un consorzio agricolo, l'impatto ambientale è ridotto?
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